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29 maggio 2025, Piazza della Repubblica

Buongiorno a tutte e a tutti,

grazie per la vostra presenza in questo momento di commemorazione solenne.

Grazie alla Polizia Locale, al Maresciallo Galantino, ai volontari della protezione civile, al personale del comune di concordia, al nostro parroco Don Andrea.

Sono passati tredici anni dalle due scosse di terremoto che colpirono l'Emilia e Concordia il 20 29 maggio del 2012. Tredici anni che hanno lasciato segni profondi nella memoria, nelle persone, nei luoghi.

Oggi ci troviamo davanti a uno dei simboli di quei giorni: Palazzo Corbelli, il nostro municipio. Un cantiere che sta per concludersi, un segno concreto e visibile del completamento della ricostruzione pubblica. È il cuore amministrativo del paese che torna a battere nella sua sede storica, quasi a voler dire che una fase lunga e complessa sta per chiudersi. In verità, sono tanti i luoghi simbolo di quei giorni: l’asilo nido che divenne sede del COC, il centro sportivo con il campo della Croce Rossa, il centro storico interamente zona rossa, i parchi che ospitarono per mesi le attività commerciali e nelle prime ore i cittadini in tende improvvisate.

Il municipio però ha un valore ulteriore, per noi, oggi. E’ il cuore civile di una comunità. È il luogo in cui si prendono decisioni pubbliche, si amministrano i beni comuni, si accolgono i cittadini nei momenti importanti della loro vita. È la casa di tutti. Vedere il municipio chiuso, transennato, con le crepe nei muri, per 13 anni è stato il simbolo fisico della fragilità improvvisa della nostra quotidianità. Di quanto, in pochi secondi, si potesse perdere il senso di sicurezza e normalità.

Oggi, vederlo quasi completamente ricostruito è un segnale potente. Significa che la nostra comunità ha ritrovato un punto di riferimento, che le istituzioni tornano a essere presenti lì dove devono stare: al centro della vita pubblica. Significa che la fase della ricostruzione pubblica sta arrivando al suo compimento.

Essere qui oggi è un gesto di identità e di fiducia. È un modo per dire: siamo ancora qui, più consapevoli, più forti, e pronti a guardare avanti.

Ma sappiamo anche che non tutto è finito.

Mancano ancora le Chiese, che rappresentano un riferimento identitario e spirituale, e alcuni edifici privati in centro storico, che saranno completati entro la fine dell’anno, e questo ci riempie di fiducia. Tuttavia, ricostruire i muri non basta. Serve oggi più che mai ricostruire i legami, la vitalità, l’anima dei luoghi. Perché la nostra comunità ha perso tanto, anche in termini di riferimenti e di senso di appartenenza. E questo impegnerà tanto ognuno di noi: istituzioni e San Possidonio.

Alle 9, quando risuoneranno le campane dell’orologio, torneremo con la memoria a quegli istanti drammatici. In quel momento ricordiamo Sergio Cobellini, nostro concittadino che proprio il 29 maggio perse la vita qui a Concordia. Il suo nome si unisce a quello delle altre 27 vittime, morte per lo più mentre erano nei luoghi di lavoro. Ma ricordiamo anche gli oltre 300 feriti, chi ha perso la casa, chi ha perso la serenità, e chi ha perso tempo prezioso della propria vita in attesa di tornare alla normalità.

Ma oggi siamo qui anche per dire che nonostante tutto, nonostante la strada che ancora abbiamo da fare, ce l’abbiamo fatta a rialzarci, a vedere la luce dopo le tenebre. Ce l’ha fatta la Regione, ce l’hanno fatta le istituzioni, gli uffici comunali, le amministrazioni che si sono succedute, le associazioni, i tecnici, le imprese, i volontari, le famiglie. Ce l’abbiamo fatta insieme.

La ripartenza dopo il terremoto è stata possibile grazie a un profondo spirito di solidarietà. Una solidarietà che ha coinvolto cittadini, istituzioni locali e nazionali, e che si è manifestata con forza attraverso l’impegno delle comunità italiane nei confronti dei territori colpiti. Il volontariato, in tutte le sue forme, ha rappresentato una testimonianza concreta e straordinaria di questa vicinanza. Il terremoto ci ha lasciato una lezione importante: il vero motore di una comunità è la partecipazione. Rendersi conto che nessuno può farcela da solo, che il legame con gli altri è fondamentale. E che le istituzioni funzionano davvero solo quando i cittadini le sentono proprie, quando vi riconoscono un punto di riferimento stabile, soprattutto nei momenti più critici. È quello che è successo anche qui.

Dopo 13 anni per noi è ancora un dovere ricordare il sisma, oggi più che mai.

Perché non possiamo dimenticare chi non c’è più. Le famiglie che hanno perso i loro cari meritano rispetto e memoria.

Perché il coraggio, la dignità e la determinazione con cui la nostra comunità ha reagito sono un esempio. Questi valori ci furono riconosciuti dal Paese intero, dal Presidente Mattarella, da Papa Francesco. Domani saranno un insegnamento per le generazioni che verranno.

Perché da quella tragedia abbiamo imparato che dobbiamo convivere con il rischio e che compito delle istituzioni è investire sulla sicurezza, sulla prevenzione, sulla protezione civile, e il nostro gruppo di volontari è nato pochi anni dopo il terremoto.

Perché non tutto è ancora guarito. Le ferite nel tessuto urbano e sociale sono ancora visibili. La ricostruzione è quasi finita, ma la rivitalizzazione dei luoghi è una sfida appena cominciata.

Perché Concordia, anche oggi, ha bisogno dello stesso spirito indomito, della stessa visione e della stessa solidarietà che dimostrò allora. E sappiamo bene quanto ci siano segni di disgregazione sociale, di allontanamento dalla partecipazione alla vita pubblica e anche dal volontariato.

Per questo, anche se il tempo passa, noi non dimentichiamo. Non dimentichiamo il dolore, ma nemmeno la rinascita. Non dimentichiamo le lacrime, ma nemmeno la tenacia.

E oggi, davanti a questo cantiere che sta per diventare un palazzo restituito alla comunità, diciamo con fierezza che il cammino continua. Insieme. Come sempre. Grazie.

Marika Menozzi, sindaca di Concordia sulla Secchia

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Piazza 29 maggio, 2

41033 Concordia sulla Secchia (MO)

Ultimo aggiornamento: 29-05-2025, 11:13

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